Recensione "L'arte della felicità"
Un tassista a Napoli. Provate a immaginare: come potrebbe iniziare un film che parla di un personaggio simile?
Avete fatto? L'ho fatto anch'io. Però questo film inizia in modo diverso.
Questo film parte in Tibet, negli occhi di un monaco.
spoiler leggeri
Quando si pensa a "film d'animazione", la prima cosa che viene in mente sono i film della Disney e, se uno è cresciuto bene, della Pixar (di cui spero avrò modo di parlare in futuro).
L'animazione però, per fortuna, non è solo animali parlanti, principi, maghi e reami incantati: può parlare di guerra (ad es. "Valzer con Bashir"), di crescita ed emancipazione ("Persepolis"), della difficoltà di vivere ("L'illusionista") e di tanto altro ancora. (ho dovuto generalizzare un po', ma ci siamo capiti, vero?)
È forse a quest'ultimo genere che appartiene questo bellissimo film d'animazione, attenzione attenzione, italiano. "L'arte della felicità" di Alessandro Rak (regista anche di "Gatta Cenerentola", che spero di vedere a breve) è la storia di Sergio, tassista napoletano, dei suoi viaggi nella città e dei suoi incontri.
Sergio però non è solo un tassista: è un pianista eccezionale, per esempio, anche se ha smesso di suonare da tempo, ed è anche un fratello, di Alfredo per la precisione, che tempo addietro si è convertito al Buddismo e si è trasferito in Tibet. È lui il monaco con cui inizia il film.
Alfredo però ora è morto.
Sergio è distrutto. Si sente perso, non ha punti di riferimento, e non riesce a fare altro se non vagare per le strade di una Napoli bagnata da una pioggia incessante.
"L'arte della felicità" è un film che si prende i suoi tempi - prima che inizi davvero ci vogliono 5/6 minuti -, che segue delle strade strane, tutte sue, un po' contorte forse, ma dobbiamo metterci comodi e fidarci. La corsa vale il prezzo del biglietto. Il viaggio di Sergio è più un viaggio all'interno dei suoi ricordi, per cercare quello che ancora resta di Alfredo, anche se non sempre i ricordi che vengono rievocati sono piacevoli. Non è un caso che in quel taxi salga anche lo zio di Sergio, zio Luciano, presente in quasi tutti i ricordi del nipote; una specie di vecchio saggio che sembra sapere tutto sulla vita, che non darà risposte a Sergio, ma lo indirizzerà verso la strada giusta, evitando quella che si perde nei rimpianti e negli sbagli. Questo è anche un film che parla di artisti, dai musicisti (Sergio e Alfredo) agli scultori, ai poeti, e di quello che l'arte può fare, dal salvare una città (l'uomo che ricicla facendo sculture con i rifiuti) a salvare l'umanità da una fine certa. Ma "certo non accadrà se gli artisti servono ai tavoli o guidano i taxi".
- volevo spendere due parole sulla bellezza delle animazioni e delle musiche, ma avrete modo di constatarlo voi stessi vedendo il film -
Si parlerà di sogni, di vita, di morte, di fine del mondo e di felicità, e tutto questo con una delicatezza e una naturalezza incredibili, in modo dolce ma estremamente diretto. Quello che all'inizio può sembrare un film lento prende progressivamente velocità fino a librarsi in volo, in aria, come il taxi di Sergio. E noi, impegnati a capire esattamente cosa abbiamo visto, quasi non ci accorgeremo della piccola lacrima che ci scenderà sulla guancia.
E intanto cessa anche la pioggia.
D'altra parte "Non può piovere per sempre".
"L'arte della felicità" è un film che si prende i suoi tempi - prima che inizi davvero ci vogliono 5/6 minuti -, che segue delle strade strane, tutte sue, un po' contorte forse, ma dobbiamo metterci comodi e fidarci. La corsa vale il prezzo del biglietto. Il viaggio di Sergio è più un viaggio all'interno dei suoi ricordi, per cercare quello che ancora resta di Alfredo, anche se non sempre i ricordi che vengono rievocati sono piacevoli. Non è un caso che in quel taxi salga anche lo zio di Sergio, zio Luciano, presente in quasi tutti i ricordi del nipote; una specie di vecchio saggio che sembra sapere tutto sulla vita, che non darà risposte a Sergio, ma lo indirizzerà verso la strada giusta, evitando quella che si perde nei rimpianti e negli sbagli. Questo è anche un film che parla di artisti, dai musicisti (Sergio e Alfredo) agli scultori, ai poeti, e di quello che l'arte può fare, dal salvare una città (l'uomo che ricicla facendo sculture con i rifiuti) a salvare l'umanità da una fine certa. Ma "certo non accadrà se gli artisti servono ai tavoli o guidano i taxi".
- volevo spendere due parole sulla bellezza delle animazioni e delle musiche, ma avrete modo di constatarlo voi stessi vedendo il film -
Si parlerà di sogni, di vita, di morte, di fine del mondo e di felicità, e tutto questo con una delicatezza e una naturalezza incredibili, in modo dolce ma estremamente diretto. Quello che all'inizio può sembrare un film lento prende progressivamente velocità fino a librarsi in volo, in aria, come il taxi di Sergio. E noi, impegnati a capire esattamente cosa abbiamo visto, quasi non ci accorgeremo della piccola lacrima che ci scenderà sulla guancia.
E intanto cessa anche la pioggia.
D'altra parte "Non può piovere per sempre".




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